Have an account?

mercoledì 4 marzo 2009

[Cinema] Watchmen


Non è più tempo di battute per il Comico. La macchia che lentamente avvolge l’asfalto e accarezza con un baffo l’asfittico sorriso di una spilla non è soltanto quella lasciata dal sangue di Edward Blake, sdraiato sull’asfalto dopo un volo di sola andata dalla vetrata del suo attico, ma è il simbolo di una minaccia più grave e incombente, che attraverso le sue intangibili spire sta portando il mondo verso l’olocausto totale. E’ il 1985 di una realtà parallela e opposta alla nostra: l’America è uscita vittoriosa dal Vietnam, l’insipiente naso di Nixon siede ancora saldo sul trono della Casa Bianca e la corsa all’armamento nucleare con l’Unione Sovietica non ha mai conosciuto battute d’arresto. A mantenere il mondo in equilibrio instabile sul precipizio è la figura di Dottor Manhattan, entità dai poteri pressochè divini e membro di una vecchia e ormai in pensione combriccola di supereroi, che causa forza maggiore torneranno in pista nel tentativo di sventare una cospirazione ben più grande di loro, nel disperato e affannoso tentativo di evitare che “L’Orologio del Giorno del Giudizio” rintocchi la sua prima e ultima mezzanotte.


Nata dalla mente di Alan Moore e delineata dal tratto di Dave Gibbons, “Watchmen” al momento della sua uscita riscrisse i canoni del suo universo di riferimento, quello dei supereroi, ampliandone i confini e donando agli eroi in calza maglia una maturità prima mai neanche sognata, portando l’opera del duo britannico ad assurgere al titolo di graphic novel, ossia di un vero e proprio romanzo illustrato. Per la prima volta, con la dovuta eccezione dell’iperbolico Dottor Manhttan, a rivestire i panni degli eroi non la solita schiera di impeccabili super uomini, ma ritratti di umanità dilaniate da vizi e paranoie, resi opachi e indecifrabili da nevrosi e traumi mai sanati . A far da contorno a questo danzare di anime perse eppure volenterose di dare un senso al loro sconnesso incedere c’è un universo ancora più oscuro e malato, un’America schiacciata e messa sulla gambe dal peso del suo stesso sogno e una società prigioniera della psicosi di un potere sempre più in mano di pochi eletti, in grado di orientare con scelte arbitrarie il destino di molti.


Per portare una simile opera sul grande schermo si trattava solo di scegliere con cura il come e il quando, e ci è voluto infine lo sfrontato coraggio di Zack Snyder (già regista del “300” di Frank Miller) per trasformare quello che a molti sembrava impossibile in quasi tre ore di pellicola. Quello che ne è uscito fuori è un’opera che lotta con tutte le sue forze per essere il più possibile fedele alla sua musa ispiratrice, facendosi mute beffe più volte dei tempi e dei ritmi cinematografici in nome di una riproposizione quasi episodica dell’intera vicenda, con evidenti quanto silenti cambi di registro a tonalità a susseguirsi per tutta la durata della visione. Questo fa sì che il film risplenda in maniera direttamente proporzionale rispetto alla luce irradiata dai personaggi sui quali di volta in volta stringe l’obiettivo, ora riverberando di cupe tonalità emanate dalla personalità sofferente eppure integerrima di Rorschach, ore evaporando nei dubbi eterei e metafisici del meditabondo Dottor Manhattan. Il regista calca la mano col suo stile potente e visionario, regalandoci nelle scene più concitate diapositive di grande impatto emotivo, ma in alcune circostanze pare spingersi un po’ oltre, non capendo forse che una bella donna può essere tale per quello che è, senza bisogno di orpelli e un trucco pesante a banalizzarne la primitiva bellezza.


Ma, allargando in ultima analisi gli orizzonti, “Watchmen” sembra condividere con “Il Cavaliere Oscuro” la stessa cifratura e la medesima schizofrenia espositiva. Nolan così come Snyder sembrano abbinare l’esuberanza del genio alla mancanza di una dovuta misura, l’incontenibile volontà di potenza e di espressione al diniego di quegli equilibri e quelle limature proprie dell’opera filmica. Gloriosi campioni di un nuovo modo di fare cinema, entrambe le pellicole hanno delineato con forza la nuova via intrapresa dal film di genere americano. E nessuno, almeno al momento, sembra intenzionato a tornare indietro.

0 commenti: