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venerdì 21 novembre 2008

[Cinema] Awake - Anestesia cosciente


Clayton (Hayden Christensen) sembrerebbe avere tutto quello che si può desiderare dalla vita: un fisico longilineo e lineamenti da modello, un conto in banca ammontate a svariati milioni di dollari e come ragazza niente meno che Jessica Alba, qui nei panni dell’adorabile e sensuale Sam. Purtroppo però il buon Clayton si ritrova con un cuore di cartone, instabile e malmesso quanto un tavolino comprato all’Ikea e montato senza istruzioni, ed è così costretto a ricorrere ad un trapianto, affidandosi alle mani del suo fidato amico Terrence Howard, medico la cui abilità è ampiamente testimoniata dalla svariate denunce per malasanità a suo carico. E’ sarà proprio una volta disteso sul letto operatorio che Clayton, complice un’anestesia non proprio ottimale, comincerà il suo viaggio a metà tra l’onirico e l’extra corporeo, rivelando suo malgrado oscure verità e sordidi inganni in un tourbillon di colpi di scena che metteranno sotto sopra il suo intero universo.


Awake – Anestesia Cosciente è una pellicola sospesa tra il thriller psicologico e il metafisico con frequenti digressioni nel dramma familiare, incapace però in tutto questo di trovare un suo centro di gravità intorno al quale far ruotare coerentemente tutti i suoi eventi. Non mancheranno certo i colpi di scena, anzi il film di Joby Harold sarà in grado di cogliere di sprovvista anche gli spettatori più smaliziati con alcune rivelazioni davvero inaspettate ma che non bastano dal canto loro a sopperire ad una narrazione sconfinante il più volte nel reame dell’illogico, disperatamente appigliata all’intervento risolutorio di un immancabile deus ex machina. Tra gli interpreti ottima la performance di Terren Howard, ormai una sicurezza, al quale fa da contraltare la prevedibile prestazione monocromatica del duo da copertina patinata Christensen/Alba, talmente minuscola in questo caso da far guadagnare ai due la nomination per i Razzie Awards, ovvero l’Oscar dei peggiori.


Non è proprio interamente da buttare l’esordio registico di Joby Harold, anche se poco ci manca. Il giovane scrittore inglese ha dato indubbiamente prova di una buona originalità di fondo, rovinata però da una realizzazione e un’esecuzione ben lontani dalla sufficienza. Andrà meglio la prossima

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