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giovedì 6 marzo 2008

[360] Virtua Fighter 5


In un periodo in cui l'avanzamento tecnologica sembra sempre di più portare i videogiochi di nuova generazione a strizzare l'occhiolino al suo pubblico mediante spettacolari effetti visivi e un'impostazione cinematografica, è raro trovare un titolo che ancora oggi basi tutto il suo appeal sulla pura e semplice giocabilità. Eppure è esattamente questo il caso di Virtua Fighter 5, ultima fatica del team Sega AM 2 e capitolo più recente di una saga ormai nata nel remoto 1993, e che da allora ha portato avanti il suo credo senza mai cedere ad alcun ripensamento. E' bene difatti chiarire subito un punto: il picchiaduro Sega è un titolo decisamente complesso e profondo, dotato di un sistema di combattimento estremamente tecnico ed appagante, ma che indubbiamente potrebbe risultare indigesto, o addirittura incomprensibile, ai giocatori meno esperti. Scordatevi le lunghissime quanto improbabili combo di Tekken o l'azione velocissima di un Dead or Alive: Virtua Fighter 5 è un titolo dal ritmo molto più compassato, un gioco delle parti in cui una mossa avventata può portare ad una rovinosa quanto dolorosa sconfitta e in cui pratica e dedizione sono le chiavi necessarie ed indispensabili per la vittoria.


Poco spazio quindi all'improvvisazione e all'avventatezza: il titolo Sega è un picchiaduro nel quale il premere furiosamente a casaccio i tasti (button smashing) potrà giusto portare, nel migliore dei casi, a qualche rudimentale sequenza di calci e pugni, lasciando quindi l'utente occasionale alquanto perplesso. Solo chi avrà la pazienza e la voglia di approfondire, spendendo molto tempo nell'utilissima modalità Dojo, potrà apprezzare la maestosità dell'impianto di gioco messo su dai ragazzi di AM 2 con tanta cura e passione. Ogni combattente di questo autentico gioiello infatti potrebbe essere raffigurato come un distinto e particolare mondo a sè stante, ognuno dei quali col suo stile caratterizzante e portatore di un esperienza totalmente differente l'uno dall'altro. Tra i diciassette lottatori presenti nel gioco sono pertanto rappresentate le più disparate arti marziali e tecniche di lotta: si passa dalle prese al tappeto del judoka Goh all'elegante Aikido della graziosa Aoi, dalla serie di serrati calci della bionda Sarah al wrestling dell'imponente Wolf fino ad arrivare all'esotico quanto imprevedibile stile dell'ubriaco dell'anziano Shun-Di. Le immancabili new entry di questo capitolo, il lottatore di Lucha Llibre El Blaze (manifesto omaggio alla star della WWE Rey Mysterio) ed Eileen, minuta ragazzina praticante il curioso Kung Fu della scimmia, si incastrano perfettamente nel vecchio cast non facendo altro che arricchire ulteriormente la varietà dei vari stili presenti e l'offerta ludica.


Passando in rassegna il sistema di controllo, abbiamo un tasto adibito ai pugni, uno ai calci e il terzo alla parata, affidando l'immancabile presa alla pressione simultanea di pugno e parata. Ed è proprio attraverso la combinazione dei tre tasti base che si passa infatti, da un sistema di controllo apparentemente basilare, ad una serie di comandi ben più complessi e articolati, i quali variano inoltre in correlazione allo stile di lotta del nostro lottatore. Anzi, se proprio si può muovere un appunto a riguardo, va sicuramente fatto contro l'eccessiva difficoltà di alcune mosse, che richiedono tempi d'esecuzione al limite dell'umano e tempistiche di difficile realizzazione; inoltre il pad del 360 purtroppo si dimostra, sia come stick analogico che come croce direzionale, davvero poco adatto e assai impreciso nell'assistere il giocatore, regalando in più di un'occasione qualche momento di sconforto e frustrazione. Per un gioco del genere l'ideale sarebbe quindi l'arcade stick (non a caso il gioco nasce ed è principalmente, come dimostra l'enorme diffusione nelle salagiochi giapponesi, un titolo Arcade) ma il suo prezzo elevato finisce per rendere l'acquisto della periferica una scelta adatta giusto ai fan più sfegatati. Guardando le varie modalità di gioco, oltre al già citato Dojo, il titolo sega propone una sezione dedicata al replay degli incontri più significativi, un arcade modo invero assai scarno, privo di filmati finali e quant'altro, e l'inedito Quest Mode. In quest'ultimo il giocatore si troverà ad affrontare un numero enorme di combattenti controllati dalla CPU, divisi in fittizie sale giochi e caratterizzati da una loro cosmesi particolare e un rank indicante la loro abilità: vincendo gli incontri, oltre a salire di rango, sarà possibile guadagnare denaro da spendere nella personalizzazione del nostro combattente, comprando nuovi indumenti, accessori, tagli di capelli e altro ancora, il tutto poi riutilizzabile negli incontri online.


Ebbene si, online. A differenza di quanto avviene su PS3, la versione Xbox 360 presenta finalmente l'opzione di sfidare in rete combattenti provenienti da ogni angolo del globo: questo, oltre a dare pieno significato e utilità all'opera di personalizzazione dell'avatar conseguibile nel Quest Mode, aggiunge ovviamente una longevità pressochè infinita al titolo, presentando continuamente nuovi avversari con i quali scontrarsi in combattimenti fortunatamente privi (nella stragrande maggioranza dei casi almeno) della benchè minima lag. Certo, la mancanza di una lobby nella quale chattare con altri giocatori e scambiarsi pareri ed opinioni, oltre alla latitanza di un watch mode attraverso il quale fare da spettatore ai combattimenti, sono pecche che si fanno sentire e alle quali si spera prima o poi venga posto rimedio tramite aggiornamento. Lacune che invece appaiono assai difficili da trovare per quanto concerne la grafica, davvero di primissimo livello: ogni lottatore è modellato con estrema cura, con capelli e vestiti a muoversi assecondando ogni sobbalzo e con la luce a riflettersi coerentemente sulle varie e dettagliatissime muscolature tramite un sapiente utilizzo degli shader. Più sottotono gli effetti sonori, apparentemente importati direttamente dal capitolo precedente, e le musiche, che nel migliore dei casi risultano totalmente anonime e trascurabili.

Virtua Fighter 5 risulta quindi la summa di quanto questo genere abbia mostrato negli anni, palesandosi come campione di tecnica e giocabilità, ma incarnando anche, probabilmente, attraverso la sua complessità e l'applicazione richiesta, tutti gli elementi che hanno trasformato nel corso degli anni i picchiaduro in un prodotto di nicchia ad uso e consumo soltanto dei videogiocatori più appassionati.

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