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martedì 22 aprile 2008

[360] Lost Odyssey


"Il clangore delle armi e le strazianti urla di dolore dei caduti echeggiano per tutto l'altopiano di Wohl. Da giorni ormai i due schieramenti si danno battaglia senza alcuna sosta nè tregua. Da una parte l'esercito di Khent, forte della sua tecnologia e delle sue imponenti macchine belliche; dall'altra i soldati della Repubblica di Uhra i quali, coadiuvati dalla loro insuperata conoscenza dei segreti dell'energia magica, non arretrano di un passo dinnazi alle continue cariche nemiche. Tra le loro fila un uomo danza tra nuguli di nemici, delineando nell'aria con la sua spada fugaci archi di morte e distruzione, con gli avversari ad uno ad uno a finire per prostrarsi esanimi ai suoi piedi. Mentre nè la lama nè il cannone sembrano poter scalfire questo piccolo uomo, d'improvviso il cielo si squarcia in un boato, riversando sul campo di battaglia fuoco e fiamme, lava e fuliggine, fino a quando un enorme meteora mette fine ad ogni rumore. Ora sull'altopiano di Wohl tutto tace, del clangore delle armi e delle strazianti urla di dolore dei caduti resta solo il lontano eco trascinato via dal vento. Tutto tace, tutto è immobile, tranne lui. Il piccolo uomo è ancora in piedi, sguardo fisso verso il cielo plumbeo, nemmeno l'enorme meteora ha piegato le sue ginocchia. Mentre neri corvi si avventano sulle carcasse di compagni e nemici, solitario, Kaim Argonar, L'Immortale, si mette in cammino verso casa. Ovunque essa sia"

Vivere 1000 anni e non averne ricordo. 1000 anni di memorie, di amori nati e perduti, di grandi imperi sorti e poi crollati sulla loro stessa opulenza,con il tempo a piegare sotto il suo neutro volere ogni cosa eppure incapace anche solo di scalfire la soffice pelle dell'immortale Kaim.


Mystwalker esce definitivamente dalle nebbie del suo nome e con Lost Odyssey realizza, è bene subito dirlo, un grande jrpg, un titolo che dopo il non troppo apprezzato (almeno dalla critica) Blue Dragon spazza via ogni dubbio sulla presunta smarrita vena creativa di Hironobu Sakaguchi, dimostrando al contrario che la sua piccola software house è invece in grado di competere tranquillamente con quel colosso corrispondente al nome di Square-Enix. Come brevemente accennato nell'introduzione, in Lost Odyssey andremo a rivestire i panni di Kaim, immortale i cui ricordi sembrano essere svaniti, e al quale si andranno ad aggiungere una nutrita schiera di personaggi (immortali e non) accumunati tutti dal desiderio di fermare il folle Gongora, potentissimo mago con in mente il non originalissimo obbiettivo di divenire il padrone assoluto del mondo. Uno dei pregi del titolo Mistwalker è quello di essere riuscito a raccontare una storia certamente non nuova in maniera coinvolgente e ben ritmata, beneficiando enormemente in questo di personaggi ottimamente caratterizzati, che vanno dall'irriverente e guascone Jansen alla seducente e regale Ming fino al simapatico duo di bambini Cooke e Mack, quest'ultimi capaci di smorzare con la loro presenza toni a volte decisamente gravi e cupi. Ad arricchire notevolmente il valore narrativo del gioco ci sono inoltre i mille anni di sogni, ovvero brevi racconti scritti dal romanziere giapponese Kiyoshi Shigematsu che andranno a disvelare l'oscuro e dimenticato passato di Kaim, affrontando al tempo stesso temi importanti (e raramente trattati nei videogiochi) come la fede, la devozione ad un ideale, la ricerca di un significato e di una propria strada nella vita. Presentati attraverso lunghe pagine di testo accompagnate da un mix di musica e immagini appena trattegiate, questi sogni rappresentato più un'esperienza letteraria che videludica e, per quanto il sottoscritto li abbia apprezzati moltissimo, il rischio che qualcuno possa storcere il naso di fronte a 20 minuti di solo testo esiste ed è concreto, ma è sventato in extremis dalla possibilità di "skippare" completamente queste sezioni del gioco.

Dentro Old-Gen...


Come impianto di gioco, Lost Odyssey è un titolo estremamente classico: da un sistema a turni al ritorno dei vetusti e non proprio amati incontri casuali, il titolo Mistwalker appare osare ben poco in quanto ad innovazione, presentendo allo stesso tempo però alcuni piccoli accorgimenti degni di nota capaci di vivacizzare e modernizzare un po' il gameplay. Uno di questi è sicuramente la presenza di un level cap, che altro non sarebbe se non un limite al livello raggiungibile dai nostri personaggi atto a scongiurare fastidiose e tedianti fase di grinding, ovvero ore di gioco spese al mero accumulo di esperienza. Questo accorgimento, accompagnato dalla bassa frequenza degli incontri casuali, fa si che l'esplorazione dei vari dungeon sia sempre godibile e interessante e, cosa ancora più importante, rende lo scontro coi nemici (in particolare i boss) una vera e propria sfida, dove la scelta della giusta tattica e del corretto set up vanno a rimpiazzare la forza bruta e la monotona pressione del tasto attacco che spesso caratterizza gli esponenti di questo genere. L'altra novità risiede nell'introduzione della Condizione di Guardia: composta dalla somma degli hp (hit points) dei personaggi in prima linea, la condizione di guardia permette di mitigare notevolmente i danni subiti dalle unità posizionate nelle retrovie (solitamente casters), presentandosi come un vero e proprio muro a difesa dei membri più fragili del gruppo e aggiungendo così un ulteriore elemento di pianificazione strategica, con il giocatore a dover schierare con attenzione i propri eroi sul campo di battaglia e allo stesso tempo costretto a fare i conti anche con la condizione di guardia dei nemici.


Altrettanta cura ed attenzione è stata riposta nella personalizzazione e nella crescita dei nostri eroi. Divisi in mortali ed immortali, i programmatori di Mistwalker hanno optato per un rapporto simbiotico tra le due categorie, con il chiaro (e riuscito) intento di garantire ad ogni personaggio la sua utilità e presenza nel party del giocatore. Mentre infatti i mortali (divisi abbastanza marcatamente in diversi job, dal mago bianco a quello nero fino al classico tank) acquisiscono skill semplicemente salendo di livello, gli immortali ne entrano in possesso esclusivamente copiando quelle dei loro compagni e assorbento le caratteristiche dell'equipaggiamento indossato, con entrambi i procedimenti resi possibili attraverso l'accumulto di Punti Abilità elargiti durante gli scontri con i nemici. Questo sistema, di fatto, rende gli immortali in grado di imparare ogni singola abilità del gioco e, pur essendo anche loro divisi in maniera piuttosto netta in diverse classi d'appartenenza, sul finire del gioco la differenza tra mortali e non sarà decisamente marcata, finendo per sminuire l'importanza dei compagni non dotati di vita eterna. L'ultimo elemento di personalizzazione risiede infine nella presenza di un Ring System, ovvero di anelli craftabili dal giocatore combinando diverse materie prime in grado di aggiungere vari effetti speciali ai nostri attacchi, attivabili mediante la pressione in real time del grilletto destro in un dato momento, ricordando neanche troppo lontanamente la Gunblade di un certo Squall.

..fuori Next.


Tecnicamente il titolo sviluppato da FeelPlus (software house appositamente creata da Mistwalker per l'occasione) è un legittimo figlio del suo tempo. Il gioco infatti si presenta con un comparto grafico imponente e, fregiandosi dell'ormai abusatissimo Unreal Engine, sfoggia tutta una serie di effetti speciali di ottimo livello, dal bump mapping ad un preg
evole effetto di sfocatura sugli elementi posti in secondo piano. Putroppo però la poca esperienza del neonato team di sviluppo ha portato ad una certa incostanza nella resa grafica, con aree magnifiche a lasciare dolorasmente il passo ad altre afflitte da un uso di texture scadenti e una mole poligonale inspiegabilmente esigua, creando così uno stacco distonico decisamente fastidioso. I personaggi, seppur minuziosamente dettagliati e disegnati dall'abile matita di Takehiko Inoue (autore di grandi manga come Vagabond e l'esilarante Slam Dunk), soffrono anche loro di qualche problemino, in particolare di una certa rigidità nei movimenti e nelle espressioni, oltre che in qualche sfarfallamento di troppo di texture e ombre.


Assolutamente irreprensibile è invece il comparto audio: Nobuo Uematsu questa volta ha infatti superato se stesso, realizzando una colonna sonora a dir poco magnifica, capace di connubiare musica classica a influenze moderne ed elettroniche senza la minima flessione qualitativa. Dal battle theme (probabilmente uno dei migliori mai realizzati) alla commovente Parting Forever, accompagnamento musicale di buona parte dei mille anni di sogni, il compositore giapponese ha estratto dal suo cilindro incantato delle melodie che resteranno a lungo nella memoria dei giocatori alla pari di alcune di un'altra delle sue opere migliori, la colonna sonora dell'indimenticato (e indimenticabile) Final Fantasy VII. A coronamento di un comparto sonoro di prim'ordine abbiamo un doppiaggio interamente in italiano che, seppur non raggiungendo le vette di un Mass Effect (specie per alcune scelte di traduzione non sempre felici), si attesta comunque su livelli più che buoni, sopratutto grazie all'interpretazione di alcuni tra i più noti doppiatori del nostro paese.

In conclusione, Lost Odyssey rappresenta la summa di tutto il lavoro decennale svolto da Hironobu Sakaguchi e un omaggio al genere che egli stesso ha contribuito a creare ed imporre al grande pubblico. La cura riposta in ogni dettaglio, le miriadi di side quest, minigiochi e boss segreti presenti, tutto rimanda ad un'epoca probabilmente ormai passata che Mistwalker ripropone ai giorni nostri in una sfavillante versione patinata. In attesta che il genere si svincoli dalle vecchie abitudini e trovi nuova collocazione nell'odierno panorama videoludico, Lost Odyssey chiude il ciclo affermandosi come uno dei migliori jrpg degli ultimi anni e acquisto fondamentale per tutti gli appassionati.

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