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martedì 15 aprile 2008

[360]Viking: Battle for Asgard




Nubi minacciose si stagliano sui verdi prati di Midgar: Hel, figlia di Loki e regina degli inferi, ha mosso infatti guerra contro Asgard e, nel tentativo di liberare Fenrir e scatenare il Ragnarok (il giorno dell’apocalisse nella mitologia nordica), ha invaso le terre dell’uomo con la sua legione di guerrieri non morti e resi schiavi i suoi abitanti. Ultimo baluardo dell’umanità è Skarin, eroe vichingo incaricato dalla divinità Freya dell’arduo compito di ribaltare le sorti della battaglia, liberando i suoi compagni in armi ora prigionieri e mediante il loro aiuto formare un esercito in grado di sconfiggere la perfida Hel una volta per tutte, scongiurando così la venuta del grande inverno e le distruzione del mondo..

Questa in breve la premessa narrativa dell’ultima opera dei Creative Assembly i quali, tre anni dopo aver pubblicato Spartan: Total Warrior, tornano nuovamente a cimentarsi con un hack and slash realizzando un titolo che unisce l’immediatezza propria del genere di appartenenza ad alcune trovate interessanti. Ma riuscirà Viking: Battle for Asgard a mantenere alto il nome del team britannico (divenuto celebre grazie alla serie Total War) o questo vichingo è destinato a cadere rovinosamente in battaglia?


Io..Free roaming


La prima caratteristica di Viking che salta subito all’occhio è indubbiamente la sua natura free roaming, con Skarin libero di girovagare per una delle tre isole presenti nel gioco nel tentativo di liberare i suoi compagni in cattività: niente divisione in livelli né caricamenti dunque, ma un’enorme area di gioco dall’approccio non lineare, definita da alcuni punti di interesse dove andranno a svolgersi le quest principali. Come in un rpg di stampo occidentale infatti il nostro nerboruto vichingo verrà incaricato di volta in volta da alcuni npc di svolgere delle missioni per loro, dal liberare una distilleria dalla presenza nemica (i vichinghi adorano bere) al conquistare una torre fino all’impadronirsi di antiche rune in grado di evocare draghi al nostro servizio nelle battaglie campali. Una delle missioni sicuramente più interessanti è quella nella quale ci verrà richiesto di intrufolarci nell’insediamento nemico per recuperare un oggetto di importanza strategica; in questi frangenti il titolo dei Creative Assembly assume i lineamenti di uno stealth game rudimentale, con il nostro eroe a scorrere silenzioso accanto a nutrite pattuglie nemiche, restando nascosto nell’ombra e eseguendo quando necessario delle brutali quando appaganti uccisioni silenziose.



Se quindi inizialmente il buon numero di diversi incarichi lascerebbe presagire un’esperienza di gioco sufficientemente diversificata, è proprio nelle assidua reiterazione degli stessi che risiede uno dei maggiori difetti di Viking: in ogni isola infatti ci saranno sempre una distilleria/segheria/fattoria da riconquistare, un drago da evocare e un folto numero di nostri compagni in attesa di essere liberati dalle grinfie del nemico, portando immancabilmente nelle battute finali ad una forte sensazione di deja vù e ripetitiva che potrebbero far storcere la bocca anche ai più appassionati. Inoltre, la poca chiarezza nell’esporre il preciso scopo di alcuni incarichi, potrebbe portare il giocatore a sentirsi momentaneamente sperduto, incapace di decifrare con chiarezza la prossima meta del suo viaggio, complice anche un mappa non sempre di facilissima lettura.


Per Odino, di botte ti rovino

Per fortuna però Viking riesce a rendere la progressione nel gioco sempre accattivante grazie ad un sistema di combattimento intuitivo ed appagante, che scongiura il pericolo del button smashing decerebrato con la presenza di nemici finalmente aggressivi e vulnerabili soltanto a specifiche tecniche d’attacco. Inizialmente dotato di un parco mosse assai ridotto, il prode Skarin potrà affinare la sua arte della guerra convocando in apposite arene gli spiriti del Valalla, i quali mediante un adeguato pagamento in denaro (la birra si paga anche da morti evidentemente) saranno ben lieti di insegnargli le loro letali tecniche. Ecco quindi il giocatore che con il procedere dell’esperienza sarà in grado di infrangere gli spessi scudi dei nemici con un brutale colpo d’ascia o di dilaniarne direttamente le carni con un netto affondo alle spalle, fino ad arrivare all’apprendimento di una letale contromossa capace di porre fine immediatamente allo scontro nella maggior parte dei casi. L’armamentario del nostro vichingo sarà infine ampliato dalla presenza di tre rune magiche (fuoco, ghiaccio, fulmine) con le quali potremmo dotare le nostre armi del rispettivo elemento, e dall’utilizzo di coltelli da lancio e vasi incendiari, quest’ultimi particolarmente utili negli enormi scontri tra eserciti.



Gli scontri tra eserciti, come non parlarne: una volta liberati soldati a sufficienza e messi al sicuro tutti i punti strategici del territorio, Skarin sarà in ultimo capace di convocare le sue truppe e portare un assalto diretto alla fortezza avversaria, dando così vita a battaglie su grandissima scala durante le quali dovremmo farci strada tra un nugolo di nemici cercando di abbattere gli sciamani avversari (unità capaci di resuscitare i compagni caduti), al seguito della cui morte la battaglia sarà vinta. Per far questo, oltre ad affondare le nostre lame direttamente nell’esile corpo di questi praticanti d’arti magiche, il giocatore è libero di affrontare i campioni della legione di Hel (tra i quali figurano anche alcuni imponenti giganti), e abbattendoli conquistare rune magiche con le quali incaricare i nostri draghi di portare la distruzione dall’alto, aggiungendo così anche un piccolissimo tocco strategico al tutto.


Un’esperienza quasi Zen


Dal punto di vista prettamente grafico, Viking è un titolo di buonissimo livello che, a fronte di personaggi modellati con un numero non proprio elevatissimo di poligoni, riesce a mettere su schermo delle scene di rara bellezza e epicità, in particolare nelle battaglie campali, letteralmente straripanti di unità e di azione, con centinaia di unità ad affrontarsi sul campo di battaglia mentre dal cielo draghi fanno strage di arcieri e la pioggia si riversa copiosa su ogni cosa. Anche nelle situazioni meno affollate il gioco sa essere suggestivo, regalando scorci che vanno dalle vallate innevate della candida Isaholm alle fucine di Niflberg zampillanti di lava e fuliggine, senza dimenticare il gradevole effetto scenico che segue ogni liberazione di una località dalle grinfie della legione di Hel, con nubi ed oscurità a lasciare il posto al sereno. Certo, qualche magagna resta: nella scene più popolate il motore grafico perde per strada più di qualche frame, portando in rari casi ad uno sgradevole effetto rallenty, e gli npc soffrono di una penuria di skin abbastanza imbarazzante, tanto che anche i vari quest givers appariranno come una serie infinita di cloni dopo appena una manciata d’ore di gioco. Il vero tasto dolente però di Viking risiede nel comparto sonoro, o più precisamente nella sua assenza: escluse infatti le battaglie maggiori, per tutta la durata del gioco infatti l’unico accompagnamento alle nostre brutali gesta (mutilazioni e smembramenti occorono copiose in Viking) sarà il fruscio del vento tra le fronde degli alberi o il cinguettare di qualche uccellino, dando all’esperienza un sapore quasi bucolico che mal si sposa con il carattere violento e bellicoso dell’azione, finendo irrimediabilmente per togliere il giusto patos al tutto. Peccato, perché quando si degnano di fare capolino le musiche sono più che all’altezza, ed inoltre il titolo può vantare un doppiaggio interamente in italiano di ottimo livello, sia per recitazione che per la qualità della traduzione.



Commento finale.


In definitiva Viking: Battle for Asgard è un titolo indubbiamente valido, capace di offrire un sistema di gioco che spinge continuamente il giocatore ad andare avanti e un gameplay semplice ed appagante. Certo, l’ultima fatica dei Creative Assembly soffre di alcune pecche non proprio veniali, fallendo in particolare nell’offrire una più ampia varietà di obbiettivi e di situazioni, ma resta comunque un’esperienza caldamente consigliata a tutti gli amanti degli hack and slash e delle ambientazioni fantasy, e ancora di più a quelli che, come il sottoscritto, nell’intimo covano un piccolo Aragorn pronto a scendere sul campo di battaglia a spada sguainata.

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